ZEROVSKIJ AL CINEMA

Zerovskij, il frutto di vent’anni di collaborazione con Renato

 

 

 

A Renato frullava da parecchio tempo nella testa un’ idea: esserci ma non esserci; una sorta di riformulazione shakespeariana, una delega, una consegna di Zero a qualcun altro per potersi riappropriare di Renato, negli anni un po’ trascurato.

Da qui, a mio avviso, la sua inconsapevole volontà di nascere per la quarta volta. Re-Re-Re-nato. La prima è la sua nascita biologica, subito messa in pericolo da una rarissima anomalia del sangue; quindi la seconda, per opera di un prete che gli dona i suoi globuli. Poi la terza a Sanremo, quando sembrava che l’astro zerofolle fosse ormai tramontato; e ora in teatro e al cinema, sotto una divisa da ferroviere e con una declinazione moscovita.

Zerovskij muove i primi passi in una macchina nei dintorni di Torino, quando Renato mi comunica l’idea; (siamo in pieno Alt Tour). Resto un attimo sorpreso, e un attimo dopo il nome è già un logo nel mio cervello, impresso a caratteri cubitali. Le solite intuizioni fulminanti e destabilizzanti del nostro Artista.

“Vuoi fare questo viaggio con me?”, sembra dirmi Renato con un sorriso. Dopo vent’anni di collaborazione ci capiamo a meraviglia. E si parte.

Zerovskij e basta? No, chiamiamo dentro altre entità; non personaggi che esprimono sentimenti, ma sentimenti che esprimono personaggi: Odio e Amore. Da qui la famiglia si allarga alle condizioni umane: Tempo, Vita e Morte. In orizzontale il quadro è tracciato; serve la verticale. Andiamo per archetipi, anche se i nostri non avranno niente di convenzionale: Dio sopra e Adamo ed Eva sotto. Per chiudere, il futuro. Un ragazzo, come una lavagna bianca da scrivere, senza passato, con un presente da inventare: Enne Enne. La formazione è composta. Da qui in poi tutto è possibile. Il luogo deputato, viene scelto all’istante: la stazione, luogo di transito per eccellenza di umori, odori, lacrime, passioni, addìi e ritrovamenti. E culla di tante canzoni di Renato.

Doveva venir fuori l’odore della vita, anche quello più acre; quello delle periferie, degli autobus che tornano vuoti la notte, delle case popolari; ci tenevamo ad abbracciare la dignità degli ultimi, l’eroismo quotidiano di quelle facce senza nome, e a fare uscir fuori una luce più forte di quella che decora i loro umili e teneri gesti.

 

Sembrerebbe tutto a posto per creare un musical coi fiocchi, considerando che da subito si è deciso di mettere la grande orchestra e un corpo di ballo (i passeggeri del mondo).

Ma sarebbe troppo facile. Tutti i personaggi, pardon, tutti gli umanizzati (Dio compreso) vengono sdoganati dai loro cliché. Amore esce dalla letteratura e dalle iconografie rinascimentali per gravitare su una sedia a rotelle con una sorta di centralina per comunicare con i suoi utenti. Odio ci viene restituito imprevedibilmente come affascinante e positivo. Morte è una divertita signora (che ci farà anche commuovere) che ha voglia di prendere tutto con maggiore filosofia; Tempo non è mai puntuale ai grandi appuntamenti dell’esistenza.

Adamo è un irrisolto maschilista, Eva è la vittima secolare. In tutto questo, l’ultimo della fila, Enne Enne (figlio simbolico) rappresenterà il riscatto, anche per lo stesso Zerovskij. Renato si convincerà sempre più di trasformare Zerovskij in angelo nel finale, dove il tutto si rimette in discussione grazie al suono della campanella di un manicomio.

Scriviamo di getto, ogni giorno, partendo dalla mattina, sul tavolo centrale della casa di Renato, lui al computer, io con carta e penna; rimandi continui ai nostri cellulari, agende volanti dei nostri pensieri in strada. Razionalità e nonsense per un cocktail che dovrà essere esplosivo, far pensare e divertire.

Quasi automaticamente ci dividiamo monologhi e campi di intervento, alleggerendo il lavoro di costruzione dei percorsi psicologici dei personaggi con momenti di divertimento puro, come la formulazione dei messaggi che dovranno uscire dagli altoparlanti: esce fuori di tutto, risate a crepapelle, poi una sorta di linea editoriale più sobria mette gli steccati ai nostri deliri.

Avevamo anche previsto un momento di buio (il treno che entra in galleria) dove per pochi secondi sporadici passeggeri trovavano il coraggio per confessarsi l’indicibile.

Una mattina Renato mi comunica a sorpresa che ha inserito nel plot un folletto shakespeariano, un barbone dinamitardo (Gigi Proietti) che via video regalerà perle di saggezza puntellando qua e là lo spettacolo.

Il lavoro è quasi terminato quando iniziamo a convocare gli aspiranti interpreti; su di loro perfezioneremo il copione in maniera sartoriale, approfittando delle loro caratteristiche estetiche e psicologiche.

La mia esperienza come autore di Romeo & Giulietta, ama e cambia il mondo, mi porta a consigliare a Renato, oltre al già impiegato Luca Giacomelli Ferrarini, Roberta Faccani nel ruolo di Morte/Vita e Leandro Amato nel ruolo di Tempo.

La collaborazione con Renato procede ininterrotta; quando non siamo allo stesso tavolo ci mandiamo messaggi di continuo, fotografie, idee di costumi, rappresentazioni di stazioni, oggetti di arredo per il palco.

Poi Renato, (gesto che ho apprezzato tantissimo) mi affida gli attori per traghettarli fino al debutto. Scegliamo una linea ‘almodovariana’, volutamente un po’ carica, con colori saturati; contiamo sull’ironia, pronta però ad essere squarciata dai fendenti della denuncia diretta.

Quando ci trasferiamo al Centralino del Foro Italico per l’allestimento, Renato si prende l’orchestra e il balletto e io dialogo con il light designer per spiegargli cosa abbiamo in mente.

La musica, poi. Renato ha lasciato l’autostrada e ha preferito il sentiero. Non voleva la facile compilation di successi, piuttosto riscoprire e dare valore all’album in uscita e a titoli poco celebrati. La ricerca è stata lunga e soffertissima; lo spettacolo in partenza durava quaranta minuti in più.

Una cosa molto interessante va detta: Renato ha concepito lo spettacolo ad orologeria; sembra folle, ma tutte musiche, luci, scene, dialoghi sono su una time-line unica che parte e non si ferma fino alla fine. Nessuna improvvisazione, nessun ritardo o anticipo. Immaginiamo quando Renato ha comunicato agli attori che dovevano imparare a memoria l’arco di tempo esatto in cui dire la battuta e fare i movimenti. Ci sono stati momenti tragici ed esilaranti, gli attori si guardavano tra di loro, avevano dei countdown in cuffia che gli indicavano i secondi a disposizione. Ma la scommessa Renato l’ha vinta; lo spettacolo non ha un secondo fuori posto.

Dopo tutto quello che è accaduto l’abbraccio con il cinema è stata l’ennesima rivoluzione zeriana. Abbiamo ripensato lo spettacolo per una totalità di circa due ore, sacrificando necessariamente delle parti. Ora, tanti dettagli narrativi, tante caratterizzazioni, impossibili a seguirsi simultaneamente dal vivo considerando distanze e postazioni, verranno alla luce in maniera netta grazie al grande schermo e ad un’attenta regia video.

La dimensione audio è stata pensata per ricreare il contesto live. Lo spettatore avrà la sensazione di essere in mezzo al pubblico dell’Arena di Verona, grazie ad un sofisticato processo tecnologico.

Sono felice perché il cinema valorizzerà gli attori e tutto il lavoro che abbiamo fatto sulla mimica e l’espressività.
So che con Renato lavoreremo fino all’ultimo secondo perché Zerovskij si presenti nel modo migliore nelle sale di tutta Italia.
Il lavoro non ci spaventa. Sono due anni che Zerovskij ci importuna.

Ma è meraviglioso festeggiare così 20 anni di collaborazione con Renato.

 

 

 

Zerovskij, el resultado de veinte años de colaboración con Renato

 

 

Renato había estado pensando en su idea durante mucho tiempo: estar allí pero no estar allí; una especie de reformulación de Shakespeare, una delegación, una entrega de Zero a otra persona para recuperar la posesión de Renato, a lo largo de los años un poco descuidado.

Por lo tanto, en mi opinión, su voluntad inconsciente nacerá por cuarta vez. Re-re-re-nacer. El primero es su nacimiento biológico, inmediatamente en peligro por una anomalía sanguínea muy rara; luego el segundo, por el trabajo de un sacerdote que le da sus células sanguíneas. Luego el tercero en Sanremo, cuando parecía que la estrella zerofolle ya se había puesto; y ahora en el teatro y en el cine, debajo de un uniforme de ferrocarril y con una declinación moscovita.

Zerovskij da sus primeros pasos en un automóvil cerca de Turín, cuando Renato me comunica la idea; (Estamos en el Alt Tour completo). Estoy sorprendido por un momento, y un momento después el nombre ya es un logotipo en mi cerebro, impreso en letras grandes. Las habituales intuiciones fulminantes y desestabilizadoras de nuestro artista.

“¿Quieres hacer este viaje conmigo?”, Parece decir Renato con una sonrisa. Después de veinte años de colaboración, nos entendemos perfectamente. Y nos vamos.

Sólo Zerovskij? No, llamamos a otras entidades; no personajes que expresan sentimientos, sino sentimientos que expresan personajes: odio y amor. A partir de aquí, la familia se expande a las condiciones humanas: tiempo, vida y muerte. En horizontal se traza la imagen; Necesitas la vertical. Seguimos los arquetipos, incluso si los nuestros no tienen nada convencional: Dios arriba y Adán y Eva abajo. Para cerrar, el futuro. Un niño, como una pizarra para escribir, sin pasado, con un presente para inventar: Enne Enne. La formación está compuesta. De aquí en adelante, todo es posible. El lugar designado se elige instantáneamente: la estación, un lugar de tránsito por excelencia de estados de ánimo, olores, lágrimas, pasiones, despedidas y hallazgos. Y cuna de muchas canciones de Renato.

El olor de la vida tenía que salir, incluso el más acre; la de los suburbios, los autobuses que regresan vacíos por la noche, las viviendas públicas; queríamos abrazar la dignidad de los más pequeños, el heroísmo diario de esos rostros sin nombre, y sacar una luz más fuerte que la que decora sus gestos humildes y tiernos.

Parecería correcto crear un musical con escamas, considerando que inmediatamente se decidió poner la gran orquesta y un cuerpo de ballet (los pasajeros del mundo).

Pero sería muy fácil. Todos los personajes, perdón, todos los humanizados (Dios incluido) son eliminados por sus clichés. Amore deja la literatura y la iconografía renacentista para gravitar en una silla de ruedas con una especie de unidad de control para comunicarse con sus usuarios. El odio nos regresa de manera impredecible como encantador y positivo. La muerte es una dama divertida (que también nos hará movernos) que quiere tomar todo con mayor filosofía; El tiempo nunca es puntual a los grandes eventos de la existencia.

Adam es un machista sin resolver, Eve es la víctima secular. En todo esto, el último de la fila, Enne Enne (hijo simbólico) representará el rescate, incluso para el mismo Zerovskij. Renato se convencerá cada vez más de transformar Zerovskij en un ángel en el final, donde todo se pone en duda gracias al sonido de la campana de un asilo.

Todos los días, comenzando por la mañana, escribimos en la mesa central de la casa de Renato, él en la computadora, yo con lápiz y papel; referencias continuas a nuestros teléfonos celulares, agendas voladoras de nuestros pensamientos en la calle. Racionalidad y sin sentido para un cóctel que debe ser explosivo, hacer que la gente piense y se divierta.

Casi automáticamente dividimos monólogos y campos de intervención, aligerando el trabajo de construir los caminos psicológicos de los personajes con momentos de pura diversión, como la formulación de los mensajes que tendrán que salir de los altavoces: sale de todo, se ríe a carcajadas, luego una especie de Una línea editorial más sobria pone las vallas a nuestros delirios.

También tuvimos un momento oscuro (el tren que ingresa al túnel) donde durante unos segundos los pasajeros esporádicos encontraron el coraje de confesar lo indescriptible.

Una mañana, Renato me dice con sorpresa que ha incluido en la trama un elfo de Shakespeare, un dinamita (Gigi Proietti) que dará perlas de sabiduría a través de un video, apoyando el espectáculo aquí y allá.

El trabajo está casi terminado cuando comenzamos a convocar a aspirantes a intérpretes; en ellos perfeccionaremos el guión de forma personalizada, aprovechando sus características estéticas y psicológicas.

Mi experiencia como autor de Romeo y Julieta, ama y cambia el mundo, me lleva a recomendarle a Renato, además de los ya empleados Luca Giacomelli Ferrarini, Roberta Faccani en el papel de Death / Life y Leandro Amato en el papel de Time.

La colaboración con Renato continúa ininterrumpidamente; cuando no estamos en la misma mesa siempre enviamos mensajes, fotografías, ideas de disfraces, representaciones de estaciones, muebles para el escenario.

Entonces Renato, (un gesto que realmente aprecié) me confía los actores para llevarlos a su debut. Elegimos una línea ‘Almodovarian’, deliberadamente un poco llena, con colores saturados; contamos con ironía, listos para ser destrozados por los golpes de la denuncia directa.

Cuando nos trasladamos a la centralita del Foro Italico para la puesta en escena, Renato toma la orquesta y el ballet y yo dialogo con el diseñador de luces para explicar lo que tenemos en mente.

Música, entonces. Renato salió de la carretera y prefirió el camino. No quería la compilación fácil de éxitos, sino más bien redescubrir y dar valor al próximo álbum y a los títulos poco celebrados. La búsqueda fue larga y dolorosa; El espectáculo al principio duró cuarenta minutos más.

Hay que decir algo muy interesante: Renato concibió el espectáculo del mecanismo de relojería; parece una locura, pero toda la música, las luces, las escenas y los diálogos están en una sola línea de tiempo que comienza y no se detiene hasta el final. Sin improvisación, sin demora ni avance. Imaginemos cuando Renato comunicó a los actores que tenían que memorizar el marco de tiempo exacto para decir el chiste y hacer los movimientos. Hubo momentos trágicos y emocionantes, los actores se miraron, tenían una cuenta atrás en los auriculares que indicaban los segundos disponibles. Pero Renato ganó la apuesta; El espectáculo no tiene un segundo fuera de lugar.

Después de todo lo que sucedió, el abrazo con el cine fue otra revolución zeriana. Repensamos el espectáculo durante un total de aproximadamente dos horas, sacrificando necesariamente partes. Ahora, muchos detalles narrativos, muchas caracterizaciones, imposibles de seguir simultáneamente en vivo considerando distancias y posiciones, saldrán a la luz de manera clara gracias a la gran pantalla y la cuidadosa dirección de video.

La dimensión de audio fue diseñada para recrear el contexto en vivo. El espectador tendrá la sensación de estar en la audiencia de la Arena de Verona, gracias a un sofisticado proceso tecnológico.

Estoy feliz porque el cine mejorará a los actores y todo el trabajo que hemos hecho sobre la mímica y la expresividad.
Sé que con Renato trabajaremos hasta el último segundo para que Zerovskij se presente de la mejor manera en los cines de toda Italia.
No tenemos miedo al trabajo. Zerovskij nos ha estado molestando durante dos años.

Pero es maravilloso celebrar 20 años de colaboración con Renato.